“II mio bambino ha 2 anni e non parla, cosa devo fare?”
L’espressione ritardo del linguaggio indica
bambini che, in assenza di particolari deficit cognitivi, uditivi e
relazionali, sviluppano il
linguaggio in ritardo rispetto alla media.
L’acquisizione del linguaggio è infatti caratterizzata da alcune tappe principali (prime parole a 12 mesi, l’esplosione del vocabolario tra i 18 e i 24, ecc ecc), ma a questa età esiste anche una grande variabilità linguistica tra i bambini, che vanno dal più “chiacchierone” fino a quello che in clinica viene definito late talker, ossia il bimbo parlatore tardivo. Si definiscono bambini parlatori tardivi quei bambini che sviluppano il linguaggio tra i 24 ed i 36 mesi, un’età in cui la maggior parte dei coetanei è invece già in grado di utilizzare il linguaggio come uno strumento per comunicare con gli altri.
Ecco alcuni dei segnali a cui fare attenzione:
Perché è importante intervenire precocemente?
È importante
tenere conto del fatto che ogni bambino raggiunge le tappe principali in tempi
differenti ma che queste devono essere comunque raggiunte entro determinati
range di età affinché ci sia uno sviluppo armonico.
Molti dei bambini che manifestano un ritardo di linguaggio, pur migliorando pian piano, manterranno delle competenze più deboli rispetto
ai coetanei.
In altri bambini, questo ritardo evolverà in un vero e proprio Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL), in alcuni di loro il disturbo persisterà oltre i 6 anni, traducendosi, con l’ingresso a scuola, in un Disturbo Specifico dell’Apprendimento . Un ritardo di linguaggio, inoltre, può rappresentare anche un campanello di allarme di difficoltà ben più gravi: disprassia, sindromi dello spettro autistico, un ritardo cognitivo, ed altro.